sabato 19 agosto 2023

Rivoluzione ancora da completare, ma Pioli deve avere idee e coraggio.

Auguri a Rivera per i suoi 80 anni, devo a lui la mia fede calcistica, avevo 10 anni e lui 21, frequentavo la quinta elementare e non avevo mai dato un calcio ad un pallone, i miei compagni di classe giocavano con le figurine panini, Bonfantino era di Firenze e tifava Fiorentina, Furceri che ho scoperto dopo essere milanista, si è avvicinato a me, con in mano due figurine e mi ha detto: “tu per quali di queste due squadre tifi?”, erano le figurine di Mazzola e Rivera.

Mazzola aveva i capelli neri e il blu delle righe che affiancavano quelle nere, mi davano un senso di cupo, mentre Rivera aveva i capelli biondi e il rosso delle righe tra quelle nere della maglietta, davano alla figurina un senso più vivace ed è stato per questo motivo che ho scelto la figurina di Rivera e quindi di tifare per il Milan, una passione che ho trasmesso ai miei figli, grazie alle imprese del Milan di Sacchi e alle treccine di Gullit, nonché al mio nipotino Martino, che ancora non parla bene, ma una cosa grida chiara e forte, Milan! Milan!

Parlando di Sacchi, non si può fare a meno di parlare di Pioli, nel calcio di una volta, in quello dei Rivera, l'allenatore non contava più del 20%, oggi invece incide nettamente molto di più, specialmente se hai una panchina lunga, lunghissima e sei chiamato a una gestione intelligente e di crescita dei giovani a disposizione, oltre che a una gestione fisica, mentale, di turnover, di modulo, di ruoli, di compiti e di mansioni, dei giocatori e dello staff che ti circonda.

Pioli che secondo me è a rischio, da quando ha “accusato” Maldini di avergli preso dei brocchi, De Ketelaere appena arrivato all’Atalanta, si è distinto dopo una stagione deludente al Milan e sembra essersi infatti già ripreso, in 30 minuti ha sfornato diversi cross interessanti, dribblando rapido i difensori avversari, facendosi spazio con tocchi intelligenti e intuendo tutte le traiettorie migliori in area piccola, per tanto a Pioli serviranno coraggio e idee, nel lanciare i giovani e nell'adattare la squadra e i moduli ai giocatori e non viceversa, come ha fatto fino ad adesso (vedi Krunic).

Le caratteristiche dei singoli devono portare a una “revisione” dei moduli e della loro impostazione, l’allenatore deve assumersi alcune responsabilità nell'evoluzione del gioco dei singoli e della squadra, senza fossilizzarsi sul 4-2-3-1 come il modulo buono per tutte le stagioni o su Krunic che è sempre un ripiego ovunque, ruolo di play maker dove invece potrebbe candidarsi qualcun altro, che potrebbe essere uno tra Musah o Reijnders.

Il mercato è ancora aperto e si potrebbe mandare Krunic a giocare da un’altra parte e prendere un sostituto di ruolo, sempre che il coach lo voglia, Krunić fra l’altro ha comunicato di voler lasciare il Milan, il Fenerbahce ha fatto una nuova offerta di 7 milioni (a dieci si chiude) e una di 3 e mezzo a Krunic che ha accettato, nel caso in cui il pupillo di Pioli dovesse partire, il Milan rimane sempre vigile su Dominguez del Bologna che piace tanto.

Sempre parlando di mercato, arrivano conferme su Pellegrino, il difensore classe 2002 del Platense, è un obiettivo concreto del Milan, che non è interessato solamente a Pellegrino, ma anche a Koulierakis, difensore greco classe 2003 del Paok, la cui valutazione è di circa 10 milioni.

Per quanto riguarda le dimissioni di Mancini, credo proprio che non è vero niente che si è dimesso per accettare un'offerta mostruosa per fare l’allenatore dell'Arabia Saudita, lui sostiene di non avere avuto la giusta tranquillità per lavorare, perché gli è stato cambiato lo staff, cosa che per Mancini non si doveva fare, in quanto il gruppo di lavoro funzionava e pensa che sia stato un modo di Gravina per metterlo alle strette, che non ha voluto che restasse.

Chiaramente saranno stati mesi, che c’era in piedi questa situazione, nessuno si sveglia dall’oggi al domani e si dimette dalla Nazionale, se non ci sono motivi importanti, in Italia poi, dove la parola dimissioni è sconosciuta, Mancini non si sentiva più nell'ambiente giusto, vuol dire che qualcosa non andava più bene, che c'era qualcosa che non andava, avere inserito Bollini, Buffon e Barzagli, è stato come una specie di “commissariamento”, perché se a un allenatore togli lo staff di fiducia è come se togliessi la fiducia al tecnico.

Tutti ritengono azzardata la decisione di Mancini, di abbandonare la nave alla vigilia di due partite importanti per la qualificazione all’europeo, per me non ci sono momenti giusti o momenti sbagliati per dare le dimissioni, quando la misura è colma e le situazioni sono irremovibili, ci si dimette e basta, forse sicuramente sarebbe stato meglio farlo dopo il Mondiale saltato o al termine delle finali di Nations League, perché quando si perde e si rimane, non sia ha più la stessa fiducia, ecco perché doveva farlo prima.

Fino alla vittoria dell’europeo, avevo visto un grande Mancini e una bella squadra, quello che ho visto dopo, è sempre stato in antitesi con quello che aveva fatto prima, la riconoscenza nel gruppo non è una cosa che si addice al calcio, lui che è molto coraggioso nel lanciare i giovani, non l’ho trovavo coerente con le riproposizioni di Bonucci e Jorginho, giusto per fare qualche nome, la politica calcistica era riuscita a entrare nella Nazionale e alla fine questo è il risultato.

Adesso la Nazionale ha preso in fretta a furia il nuovo allenatore per la qualificazione ai prossimi Europei in Germania, a pensar male si fa peccato, però ci si azzecca e con il senno del poi si spiegano tante cose, Mancini doveva andare via e si era già pensato a Spalletti, che avrebbe portato molta più visibilità a un Gravina in continua crisi, ma De Laurentis si è messo di mezzo con la clausola (perché Giuntoli è stato liberato e Spalletti no?).

Aspettati i tempi “tecnici” per non destare sospetti, Gravina ha cominciato a mettere in discussione Mancini (staff, responsabile ecc.) per portarlo a questa scelta, magari lui se lo aspettava prima e comunque adesso alla guida della Nazionale c’è Spalletti, il migliore che si potesse scegliere e l’immagine di Gravina ne guadagna, anche se per conto mio, può prendere tutti gli allenatori che vuole, ma ha fallito perché serviva riformare il calcio e non lo ha fatto.

Il 9 e il 12 settembre ci saranno le partite con la Macedonia del Nord e con l’Ucraina, dopo aver perso con l’Inghilterra a Napoli, gli Azzurri non possono permettersi altri passi falsi, passano le prime due, ma a questo punto l’Ucraina è un avversario diretto da tenere in forte considerazione, vedremo una nuova Nazionale, con le idee di Spalletti, fra qualche tempo però, rivedremo le nazionali politiche imposte dal sistema, così è sempre stato e così sempre sarà.

Per la questione Spalletti si andrà in tribunale, ma intanto Gravina ha risolto alla grande il problema CT, stando alle “parole” riportate sul contratto, la Nazionale non è un club concorrente, ma siccome non è specificata la parola “club”, De Laurentiis ha ragione, la Nazionale è una concorrente dello stesso sport, per De Laurentiis la clausola non vale se Spalletti andasse a praticare un’altra disciplina sportiva, Aurelio è un volpone e equiparare l’Italia a un club qualsiasi è una cosa infinitamente triste, ma c'è un contratto e va rispettato. 

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