Forse non era di certo Pirlo, il profilo per
convincere la proprietà a cambiare, i due erano molto connessi con lo
spogliatoio, non so se vi ricordate di Maignan ed Hernandez che in un primo
momento volevano andare via, perché non si sentivano più garantiti e credo che
quello che pensava Maldini di Pioli, doveva essere lo stesso che pensavano i
giocatori, eppure, a parte fare l’errore di confermare l’allenatore, perché non
c’era più un rapporto di fiducia con i giocatori, si è impostato il rapporto
sulla bugia e lo abbiamo visto con la storia del parafulmine e l’esclusione dei
big.
Bugie dette dalla società, bugie dette da Pioli che ha
sempre sostenuto che la squadra era con lui, che i dirigenti erano con lui, ma
era solo una questione di convenienza generale, la spaccatura con lo
spogliatoio alla fine è stato uno degli elementi di collisione, che poi ha
fatto sì che a dispetto di Furlani, la società abbia deciso di chiudere con
Pioli, quando un dirigente o lo stesso spogliatoio delegittima un allenatore,
che invece di andare via rimane, non aiuta la coesione di un gruppo rinnovato,
come è successo quest’anno al Milan.
Per queste situazioni esistono i direttori sportivi e i direttori tecnici,
una volta direttori generali, cosa di cui il Milan a torto si è voluto privare,
altre bugie vengono fuori su Lopetegui, lo aveva “consigliato” Mendes, ma non convinceva nessuno in
società già prima della protesta dei tifosi, pare quindi, che non si era mai andati oltre a qualche
colloquio, nessun precontratto quasi firmato, niente di niente e a questo
punto devono essere grati alla curva sud, per avergli fornito l’alibi con
Mendes.
Alla fine è stato scartato senza rimpianti, solo che il Milan
non ha ancora scelto il nuovo allenatore, che però deve essere: giovane, internazionale, con una proposta di gioco
moderna, capace
di lavorare in team con
l’area tecnica del club, tradotto in poche parole, deve sottostare a
Furlani, più che scegliere un tecnico, mi sembra la partecipazione a un
concorso.
Ovvero: cercasi tecnico per la panchina del Milan, sono richiesti: bella
presenza, conoscenza dell’inglese, con un proprio portafoglio clienti, auto
munito e capace di lavorare in team, i concorrenti potranno presentare la loro candidatura
entro e non oltre l’inizio della preparazione, non mi pare che si faccia così,
mi pare che si debba avere una idea ben precisa dell’allenatore che vuoi, nome
e cognome.
Non si va dalla chiromante (algoritmo) a farsi leggere
le carte per farsi dire a chi rivolgersi per allenare il Milan, a queste cose
deve pensarci l’intelligenza naturale, quella di un direttore sportivo o
tecnico, che faccia questo lavoro, per me, l’allenatore si sceglie già a
gennaio, si segue per vedere se corrisponde a quanto desiderato, poi ci si
mette in contatto con lui anche se non si può fare, con il suo agente e si
capisce se c’è la possibilità di chiudere la trattativa.
Detto dai media, sembra che il Milan abbia stretto a
due i pretendenti o come abbiamo visto i “concorrenti” alla panchina e vuol
dire che Conceicao e Fonseca sono: giovani, internazionali, con una
proposta di gioco moderna, capaci di lavorare in team
con l’area tecnica del club, mentre van Bommel resta l’eventuale nome di
scorta.
Conceicao sembra essere passato in seconda posizione, perché è un
allenatore duro, vecchio stampo, credo giusto quello che ci vuole dopo il
“parafulmine” Pioli, uno con un po' più di “cazzimma”, per Furlani i risultati non
sono sovrani, l’importante è che sia capace di lavorare in team con l’area
tecnica del club (lui), Conceicao ha dimostrato di saper vincere col Porto, ma
è un allenatore vecchio stampo, molto duro, che punta su una grande disciplina
e determinazione, anche per i dirigenti.
Per il suo 4-4-2 dal punto di vista tecnico-tattico, non è considerato un innovatore, Fonseca invece sembra seguire una precisa linea di pensiero, certo, se la linea è questa e il Milan non cerca altro che questa categoria di allenatori, ce ne faremo una ragione, incrociamo le dita e speriamo che almeno stavolta abbiano ragione loro, Fonseca che al momento è il più il papabile non è un nome nuovo per il calcio italiano, essendo stato alla Roma per due stagioni, dal 2019 al 2021, sicuramente c’è stato in un periodo particolare della storia giallorossa, però proprio per i suoi trascorsi in Italia, conosce il nostro calcio per averci operato.
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