domenica 22 novembre 2020

Bilanci nell'anno del Covid.

Già da tempo si parla di ingaggi dei calciatori che spingono le società di calcio sull’orlo del fallimento, io ho sempre pensato che l’UEFA potesse intervenire, non solo sul FPF, ma anche sugli ingaggi (stipendi) dei giocati, perché non puoi chiedere ad una società di contenere le spese e poi dall’altra parte non dai a tutte lo stesso potere d’acquisto e mi riferisco non tanto a chi può permettersi Messi o Ronaldo, ma chi non può pagare Calhanoglu sette milioni netti l’anno e non è un discorso di parte.

Premesso che il discorso vale anche per Icardi o per qualche altro, riporto di seguito il significato di ingaggio, così come è scritto: [in-gàg-gio] s.m. (pl. -gi); 1) Assunzione di un qualcuno, per una somma pattuita: di un calciatore, di un atleta; reclutamento: di mercenari || premio d'ingaggio: somma di denaro che un atleta riceve quando firma un contratto con una società sportiva; 2) estensione: Somma corrisposta a chi viene ingaggiato: modesto, buon i.

Sicuramente io non sono uno scienziato, però, guardando al significato etimologico della parola ingaggio, non mi sbaglio se dico che si tratta: della somma pattuita per il reclutamento di mercenari”, chiaramente nella migliore espressione del termine, nel senso che è gente che gioca per i soldi e non per la maglia, perché questo è.

Ma le cifre d’ingaggio “sproporzionate”, secondo me possono avere valore solo su determinati calciatori e così come esiste ai sensi della vigente normativa, una tabella che si riferisce ai calciatori professionisti e al loro ‘minimo' di stipendio, dovrebbe esserci una tabella che si riferisca anche ad un loro massimo, perché si deve tenere conto del contesto economico, dell’età del calciatore e di tutti quei fattori che li rendono “soldati stipendiati” di una società.

Il concetto deve essere quello di salvaguardare il lavoratore con uno stipendio minimo e allo stesso tempo quello di creare società si calcio virtuose, capaci di “mantenersi” da sole, ma se il primo Pinamonti di turno o lo stesso Donnarumma di qualche anno fa (guarda caso hanno lo stesso procuratore), sparano cifre insostenibili, come si può chiedere alle società di restare dentro il FPF.

Gli eserciti hanno dei soldati, con ordini e gradi diversi, ma ognuno guadagna in funzione del proprio grado, poi se l’esercito vuole vincere la guerra, “assolda”, ingaggia dei mercenari che fanno la “differenza”, Calhanoglu ed altri non fanno la differenza e come secondo il CIES o chi per loro, fa le valutazioni dei calciatori, a questo valore deve corrispondere il valore massimo dello “stipendio”.

Come in tutte le cose del calcio e non solo, si predica bene e si razzola male, si chiede al Milan, ma anche all’Inter, alla Roma e così via di rientrare nel FPF e poi non si tutelano, il Milan, ma anche le altre, hanno dovuto rinunciare a partecipare alle coppe, provare ad arrivare ai proventi europei, acquistando giocatori giovani e modesti (a tanti soldi) e quando possono cominciare a reggersi da sole, i giocatori sparano cifre fuori mercato.

Prendo sempre il caso del Milan così non si offende nessuno, ancora non siamo rientrati nel FPF e se poi, dovremmo essere costretti a dare a tutti i calciatori, sette milioni a stagione se no vanno via a zero e per giunta, in questo modo, quando riusciremo a rientrare nel FPF, saremo andati prima in fallimento e poi, perché un giocatore ogni anno che passa, viene iscritto a bilancio con una cifra giustamente sempre inferiore, ma al momento di andare via va via a zero e non alla cifra per cui è iscritto a bilancio?

Per me il parametro zero non dovrebbe esistere, il giocatore a scadenza di contratto, va via al parametro dell’iscrizione a bilancio, perché se adesso il Milan non può e per certi versi non deve rinnovare tutti i suoi calciatori a sette milioni a stagione, anche per questioni di bilancio cosa fa? li perde tutti a zero e deve andare a comprare venti schiappe a prezzi proibitivi? E poi con il FPF come fa?

Senza dimenticare che in questo periodo particolare, dove c’è bisogno di ristori ovunque, anche il calcio sta avendo evidenti perdite, dalla pubblicità, dagli sponsor, dagli introiti dello stadio, come ha ben sottolineato Marotta, i giocatori percepiscano troppo rispetto a quanto fatturato dalle società e sulla stessa lunghezza d’onda è stato anche il presidente Dal Pino.

Sembrava che questa pandemia dovesse funzionare da calmiere, si ipotizzava una normalizzazione economica e invece, si permette ancora ai giocatori (procuratoti) di mettere ancora di più la serie A in ginocchio, quasi tutte le squadre sono in un rosso profondissimo e stride sentire lamentare Marotta, quando poi è pronto a dare lui, i sette milioni a stagione a Calhanoglu.

La verità è che il fair play finanziario fa ridere, i club spendono molto più di quanto dovrebbero, pensando di rimandare i problemi diluendoli in più anni, ma senza avere nessuna certezza sul domani, quasi tutte le società vivono al di sopra delle proprie possibilità, grazie agli artifici contabili, sulla carta però, perché di liquidità non ce ne.

Artifici leciti per carità, si parla sempre di un mercato impoverito, ma non è così e la crisi va avanti, è oramai una crisi strutturale, tutti fanno debiti, plusvalenze (anche esagerate) e non si pensa mai a mettere un punto, fare una bella riforma e ripartire, il calcio deve smetterla di spendere molto più di quanto guadagna, il calcio è in una discesa senza freni, ha accresciuto sempre più i propri debiti.

Il Milan non guadagna più di quanto guadagnava dieci anni fa, eppure ha triplicato le uscite, continuando così, il Milan pur essendo al 94% di Elliott, non potrà arrestare il suo declino, il Milan ha fatto segnare a bilancio in 10 anni, un -924 milioni, la cassa è vuota quasi per tutti e mi diventa difficile pensare che si possano assumere impegni quinquennali come quelli di Calhanoglu, per lui e per tanti altri. 

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