Finalmente abbiamo perso una partita, così i nostri detrattori possono essere contenti, l’unica cosa che mi dispiace, è quella di avere dato ossigeno ad un album di figurine, perché io di gioco di squadra nella Juventus non ne ho visto, ma se loro sono convinti come dice Pirlo: “E' importante venire a giocare contro la prima in classifica con lo spirito di comandare la partita", a me va bene lo stesso, ma da buon Juventino ha visto un’altra partita.
Nella seconda parte del primo
tempo e per buona parte dell’inizio del secondo fino all’1 a 3, abbiamo
veramente comandato noi la partita e Capello,
che è stato juventino da calciatore e da allenatore, ma che è intellettualmente
onesto, ha commentato così lo spirito di comandare la partita da parte della
Juventus: "La Juve ha una rosa lunga, il Milan con le assenze non ha avuto
una rosa all'altezza. L'hanno decisa i cambi e Chiesa".
Questo in italiano
significa che non hanno “giocato” meglio, che non hanno “comandato” e lo dice
pure Del Piero, la bandiera della Juventus per antonomasia, sottolineando come
la prova dei rossoneri, privi di tanti giocatori, sia maggiormente da
evidenziare: "La Juve è stata cinica ma mi ha sorpreso in modo molto più
positivo il Milan".
Sempre Pirlo sul gol di Calabria:
"Prima di tutto c'è da fischiare il calcio di punizione, poi arrivano gli
errori della squadra. Non eravamo messi benissimo. Nasce tutto da un fallo non
fischiato" e continua sempre a dare la colpa agli altri, pur ammettendo
che non erano messi benissimo e che ci sono stati degli errori difensivi.
Il fallo si poteva fischiare, ma come dice Cesari: “Il gol del Milan è viziato da
un fallo di Calhanoglu” e “Irrati doveva tornare indietro ad ammonire Bentancur per la seconda volta” e poi: “Al 94° c'era un rigore
per un fallo di Rabiot su Hernandez con la gamba del francese che va netta su
quella dell'avversario”, ma se a Pirlo sta bene così, se è così che sono venuti
a comandare in casa della prima in classifica, alzo le mani, tutte le opinioni
sono rispettabilissime.
Io preferisco guardare
in casa mia, faccio un’analisi seria della partita e la rapporto ai programmi
dichiarati dalla società e ai veri problemi esistenti e da affrontare, senza
giustificare niente e senza dare la colpa ad altri, quindi quali sono i dati
oggetti?: la società si è data una programmazione di 3 o 4 anni, per tornare ai
livelli del Milan che tutti abbiamo conosciuto, la squadra che la Juventus ha
dominato è ancora in testa alla classifica, dimostrando al momento di essere
andata oltre a quanto richiesto, ovvero un posto in Champions.
Per noi quest’anno è
fallimentare se non andiamo in Champions, ma questo non significa che non
proveremo a vincere lo scudetto, un’altra parte del programma è quello di
rimettere i conti a posto ed avere una squadra forte per il futuro, il brand
sta crescendo, il valore dei giocatori pure e il monte ingaggi è un terzo di
quello della Juventus, senza avere bisogno di vendere ragazzini sconosciuti
della primavera a 10/15 milioni per aggiustare il bilancio, o vendere Pjanic a
75 milioni per ripianare le uscite.
Una volta analizzati i programmi e visto che sono in linea con una oculata gestione aziendale, passiamo ad analizzare quali sono i problemi e cosa si può o si deve fare per non essere dominati più dalla Juventus, noi intanto l’allenatore di sicuro non lo dobbiamo cambiare, perché con Atalanta e Sassuolo facciamo il gioco più bello e fare meglio di così nelle condizioni in cui siamo era impossibile, perché il Milan ha perso, ma lo ha fatto a testa altissima, lottando alla pari contro una squadra non più brava, ma più completa e con più alternative in panchina e questa non è solo la mia rispettabilissima opinione.
Abbiamo perso dopo 27 risultati utili
consecutivi in campionato, la prima sconfitta sicuramente
non ci ridimensiona, come non può ridimensionare nessuna altra squadra con lo
score che ha il Milan, abbiamo perso una partita dove abbiamo creato più
occasioni rispetto alla Juve, le nostre assenze hanno pesato più in quantità e in qualità e nonostante le scelte tattiche
obbligate ed inventate, siamo stati più convincenti e messi meglio in campo, pur
non avendo la panchina assai più ricca degli avversari.
Da questa sconfitta non ne usciamo
ridimensionato assolutamente, le riserve giocano in un meccanismo che funziona,
ma non sono i titolari, ecco quale è il problema, dobbiamo recuperare al più
presto gli elementi più importanti e rinforzarci sul mercato, la società deve
capire e penso che lo abbia capito, che il Milan sta vivendo una grande
stagione e che questo è un momento da sfruttare, dobbiamo crederci nello
scudetto e rafforzare l’organico.
Abbiamo raggiunto
equilibri perfetti, la squadra e la società funzionano, abbiamo raggiunto in
anticipo i risultati sperati e il tempo ci darà ancora più ragione, perché non
siamo il Milan di un anno, ma siamo il Milan con un futuro, spendendo un terzo
della Juventus e la metà dell'Inter, con una squadra forte e una società oculata
e lungimirante con l’autostima e la fiducia in tutti, che ci permetterà di andare
lontano.
Questa sconfitta non fa altro che
confermare, tutto quello che di buono abbiamo fatto in queste 27 partite, con
una squadra dimezzata abbiamo tenuto testa per un’ora alla ricca Juventus e non
abbiamo trovato nella panchina gli stessi sostituti dei bianconeri, che sono “rientrati”
in ballo per lo scudetto, grazie ai singoli e non ancora per il gioco, a me è piaciuto
nel complesso di più il Milan e se fossi in Pirlo mi chiederei, se ci fosse
stato il Milan vero come sarebbe andata a finire.
Noi queste domande ce le facciamo e non ci nascondiamo dietro ad una vittoria, i nostri programmi di mercato sono sempre stati gli stessi, abbiamo sempre saputo quali erano i nostri limiti anche quando vincevamo, vincere non ci basta a giustificare cose ci manca (nel caso della Juventus il gioco), sappiamo che per alzare l’asticella e competere per lo scudetto bisogna fare qualcosa di più, ma che nelle prime quattro possiamo starci fino alla fine.
L’obiettivo per noi resta la
qualificazione in Champions, le assenze hanno pesato, ma siamo rimasti a lungo
in partita, con coraggio, entusiasmo e soprattutto con il gioco, ma stavolta era oggettivamente complicato fare di più,
perché sette assenze e che assenze sono troppe.
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