giovedì 22 aprile 2021

Super lega

La settimana si è aperta con la notizia bomba della Superlega, una notizia a ciel sereno che ha squassato il pianeta calcio e che ha visto subito tutti contro le dodici squadre fondatrici, con i minacciosi presidenti di FIFA, UEFA e FIGC in testa, seguiti dai club esclusi e dai tifosi di tutta Europa, a condannare manifestando apertamente e in piazza, tutto il loro dissenso sulla creazione di un calcio per pochi.

Per me, come per parte dei tifosi coinvolti in questa super lega, non ci sarebbe stato nulla di male, affinché il Milan giocasse ogni settimana grandi partite, di grande interesse e di grande spessore, non penso che mi sarebbe mancato il piacere di giocare contro il Crotone con tutto il rispetto, ritendo giusto allo stesso tempo, che sarebbe venuto a mancare lo spirito sportivo.

Però, intanto tutto cambia e non vedo perché in questo senso il calcio non poteva cambiare, le novità sono sempre difficili da accettare, ma non sappiamo se poi alla fine ci sarebbe piaciuta, credo che sarebbe stato più giusto, non dico di provare ma di ragionare sulle idee, poteva diventare un torneo estivo precampionato, un appuntamento fisso come i tornei d’agosto fra squadre blasonate in preparazione, invece di passare alle minacce e ai toni violenti.

In fin dei conti si è trattato di un’idea e non si possono fare i processi sommari alle intenzioni, così come non si può impedire la libera impresa, visto che parliamo di società quotate in borsa, della circolazione di capitali internazionali, di fondi e di un calcio che è diventato business entertainment, già da moltissimi anni, ma che sembra non saperlo nessuno, l’acquisto di calciatore oggi è giustamente considerato un investimento e quindi non ci si può appellare allo spirito sportivo.

Il calcio non è più quello campanilistico senza scopo di lucro, quando nei bilanci figurano le plusvalenze, si parla di guadagni, in borsa si parla di speculazioni finanziari e di estrarre maggiori guadagni dalle competizioni, sfruttando la diffusione globale dei marchi, la Uefa che parla di merito sportivo e funzione sociale dello sport, dimentica che ha permesso agli sceicchi di gonfiare di sponsorizzazioni i bilanci.

È merito sportivo e funzione sociale dello sport, permettere l’arricchimento sfrenato dei top player e dei loro agenti? Che costringono le grandi società a rincorrere introiti sempre maggiori per non rischiare il fallimento, in un momento in cui la gente non va allo stadio e le società sono in difficoltà? quanti calciatori si sono tagliati l'ingaggio? E quanti procuratori sono disposti a rinunciare a 20 milioni di provvigione per un giorno di lavoro, per chiedere aumenti sfrenati dei propri assistiti?

Per non parlare di un tifoso come me, che per vedere il Milan e il Palermo o uno che vede Juventus e Crotone, deve spendere circa 70 euro al mese, 30 con Sky e 10 con Dazn per vedere le due squadre in campionato, altri 20 per vedere le coppe, 5 con Eleven per vedere la Serie C e 15/20 per la connessione internet, poi si vuole tutelare il tifoso?

L’Uefa in questi giorni si è fatta paladina dei principi di libertà e uguaglianza, quando ha permesso un giro d’affari clamoroso, che non perseguiva sani principi sportivi, allora, premetto che non sono un difensore dei poteri forti, ma nemmeno di chi strumentalizza le cose per il proprio rendiconto, di chi è rimasto fuori dalla logica delle spartizioni, perché al Parma (faccio un esempio), non interessa giocare o vincere con la Lazio o con l’Inter, interessa che se Inter, Milan e Juventus vanno via per giocare la super lega, i diritti televisivi da dividersi diventeranno “zero”.

Quindi si agitano le folle con lo specchietto delle allodole dello spirito sportivo, ma in realtà si tratta di soldi, di partecipare alla spartizione dei proventi, l’UEFA non avrebbe più i grandi introiti derivati dall’assenza dei grandi club, però se questa divisione può uccidere il calcio (ma mi è sembrato troppo presto per dare giudizi), dobbiamo prendere però coscienza che in calcio è in agonia e porvi rimedio senza altri indugi.

Di certo c’è che il calcio deve essere rivisto e corretto, bisogna rivederlo nel numero di squadre professioniste (in Italia sono troppe), bisogna rivedere l’articolo 93, introdurre un tetto agli ingaggi, regolare commissioni e poteri dei procuratori e via di questo passo, facendo del calcio “un’azienda” sana e che produca spettacolo ed opportunità, ma se si parla di azienda non so quanto c’entri lo sport, se non essere inclusivo e democratico.

L'attuale situazione del calcio europeo deve cambiare, di conseguenza quello delle varie federazioni e in particolare quello della FIGC intesa come professionismo, perché il sistema inteso come Uefa e l’insostenibilità del calcio moderno, esistente e non funziona, come l’emergenza economica che resta e va risolta, il calcio si sta avviando verso il fallimento e servono riforme forti per risanare una situazione andata oltre il limite.

È un calcio che già non funziona da anni, infarcito di procuratori che guadagnano commissioni altissime e giocatori che percepiscono sempre più milioni dalle società, senza alcun profitto, perché avuto il contratto poi giocano bene 6 mesi (Calhanoglu) e vanno via a zero, creando un danno economico non indifferente all’azienda, un calcio di plusvalenze fittizie e società che non pagano stipendi perché sull’orlo della rovina.

Il fulcro della questione è prettamente economico e di sopravvivenza, si colga l’occasione per cambiare realmente le regole, per aiutare i club in difficoltà economica e soprattutto rendere il calcio veramente competitivo, quindi sospendo ogni giudizio e mi auguro che sia la volta buona che si facciano le riforme nel calcio.

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