La settimana si è aperta con la notizia bomba della Superlega, una notizia a ciel sereno che ha squassato il pianeta calcio e che ha visto subito tutti contro le dodici squadre fondatrici, con i minacciosi presidenti di FIFA, UEFA e FIGC in testa, seguiti dai club esclusi e dai tifosi di tutta Europa, a condannare manifestando apertamente e in piazza, tutto il loro dissenso sulla creazione di un calcio per pochi.
Per me, come per parte dei tifosi coinvolti in questa super
lega, non ci sarebbe stato nulla di male, affinché il Milan giocasse ogni
settimana grandi partite, di grande interesse e di grande spessore, non penso
che mi sarebbe mancato il piacere di giocare contro il Crotone con tutto il
rispetto, ritendo giusto allo stesso tempo, che sarebbe venuto a mancare lo
spirito sportivo.
Però, intanto tutto
cambia e non vedo perché in questo senso il calcio non poteva cambiare, le
novità sono sempre difficili da accettare, ma non sappiamo se poi alla fine ci
sarebbe piaciuta, credo che sarebbe stato più giusto, non dico di provare ma di
ragionare sulle idee, poteva diventare un torneo estivo precampionato, un
appuntamento fisso come i tornei d’agosto fra squadre blasonate in
preparazione, invece di passare alle minacce e ai toni violenti.
In fin dei conti si è
trattato di un’idea e non si possono fare i processi sommari alle intenzioni,
così come non si può impedire la libera impresa, visto che parliamo di società
quotate in borsa, della circolazione di capitali internazionali, di fondi e di
un calcio che è diventato business entertainment, già da moltissimi anni, ma
che sembra non saperlo nessuno, l’acquisto di calciatore oggi è giustamente considerato
un investimento e quindi non ci si può appellare allo spirito sportivo.
Il calcio non è più
quello campanilistico senza scopo di lucro, quando nei bilanci figurano le
plusvalenze, si parla di guadagni, in borsa si parla di speculazioni finanziari
e di estrarre maggiori guadagni dalle competizioni, sfruttando la diffusione
globale dei marchi, la Uefa che parla di merito sportivo e funzione sociale dello
sport, dimentica che ha permesso agli sceicchi di gonfiare di sponsorizzazioni
i bilanci.
È merito sportivo e funzione sociale
dello sport, permettere l’arricchimento sfrenato dei top player e dei loro
agenti? Che costringono le grandi società a rincorrere introiti sempre maggiori
per non rischiare il fallimento, in un momento in cui la gente non va allo
stadio e le società sono in difficoltà? quanti calciatori si sono tagliati
l'ingaggio? E quanti procuratori sono disposti a rinunciare a 20 milioni di
provvigione per un giorno di lavoro, per chiedere aumenti sfrenati dei propri
assistiti?
Per non parlare di un tifoso come me, che
per vedere il Milan e il Palermo o uno che vede Juventus e Crotone, deve
spendere circa 70 euro al mese, 30 con Sky e 10 con Dazn per vedere le due
squadre in campionato, altri 20 per vedere le coppe, 5 con Eleven per vedere la
Serie C e 15/20 per la connessione internet, poi si vuole tutelare il tifoso?
L’Uefa in questi giorni si è fatta
paladina dei principi di libertà e uguaglianza, quando ha permesso un giro
d’affari clamoroso, che non perseguiva sani principi sportivi, allora, premetto
che non sono un difensore dei poteri forti, ma nemmeno di chi strumentalizza le
cose per il proprio rendiconto, di chi è rimasto fuori dalla logica delle
spartizioni, perché al Parma (faccio un esempio), non interessa giocare o
vincere con la Lazio o con l’Inter, interessa che se Inter, Milan e Juventus
vanno via per giocare la super lega, i diritti televisivi da dividersi
diventeranno “zero”.
Quindi si agitano le folle con lo specchietto delle allodole dello spirito sportivo, ma in realtà si tratta di soldi, di partecipare alla spartizione dei proventi, l’UEFA non avrebbe più i grandi introiti derivati dall’assenza dei grandi club, però se questa divisione può uccidere il calcio (ma mi è sembrato troppo presto per dare giudizi), dobbiamo prendere però coscienza che in calcio è in agonia e porvi rimedio senza altri indugi.
Di certo c’è che il
calcio deve essere rivisto e corretto, bisogna rivederlo nel numero di squadre
professioniste (in Italia sono troppe), bisogna rivedere l’articolo 93,
introdurre un tetto agli ingaggi, regolare commissioni e poteri dei procuratori
e via di questo passo, facendo del calcio “un’azienda” sana e che produca
spettacolo ed opportunità, ma se si parla di azienda non so quanto c’entri lo
sport, se non essere inclusivo e democratico.
L'attuale situazione del
calcio europeo deve cambiare, di conseguenza quello delle varie federazioni e
in particolare quello della FIGC intesa come professionismo, perché il sistema inteso
come Uefa e l’insostenibilità del
calcio moderno, esistente e non funziona, come l’emergenza
economica che resta e va risolta, il calcio si sta avviando verso il fallimento
e servono riforme forti per risanare una situazione andata oltre il limite.
È un calcio che già non funziona da anni,
infarcito di procuratori che guadagnano commissioni altissime e giocatori che
percepiscono sempre più milioni dalle società, senza alcun profitto, perché
avuto il contratto poi giocano bene 6 mesi (Calhanoglu) e vanno via a zero,
creando un danno economico non indifferente all’azienda, un calcio di
plusvalenze fittizie e società che non pagano stipendi perché sull’orlo della rovina.
Il fulcro della questione è prettamente
economico e di sopravvivenza, si colga l’occasione per cambiare realmente le
regole, per aiutare i club in difficoltà economica e soprattutto rendere il
calcio veramente competitivo, quindi sospendo
ogni giudizio e mi auguro che sia la volta buona che si facciano le riforme nel
calcio.
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