Ennesima impresa di Emery, il suo Villarreal non è il Real, non è il Barça e non è nemmeno l’Atletico,
eppure ha battuto anche il grande Bayer, il segreto delle squadre di Unai
Emery, risiede in una certa raffinatezza intellettuale, in una superiorità
strategica, che finisce quasi sempre per portare la partita, nel contesto che
lui ha studiato precedentemente.
Anche se la sua squadra parte
sfavorita, la partita si incanala inevitabilmente dalla parte di Emery, era
così con il Siviglia, contro avversari superiori come Benfica e Liverpool, ed è
così anche col Villarreal, al cospetto di giganti come Manchester United e Juventus,
contro Bayern Monaco, la miglior partita della storia del Villarreal, che rende
bene l’idea del suo dominio.
Per tutti i novanta minuti si è
giocato secondo la volontà di Emery e dei suoi calciatori, i bavaresi non sono
mai stati padroni della partita e il Villarreal avrebbe meritato almeno un paio
di gol di vantaggio, invece il risultato è ancora in bilico e il Bayern
inevitabilmente resta favorito.
Vittorie ottenute con calciatori “minori”,
nomi che forse tra qualche anno non tutti ricorderanno, il Villarreal al
momento è settimo in campionato, a testimonianza che non parliamo di una
squadra di primo livello, anche il suo Siviglia non lo era, tanto che non era
mai riuscito a qualificarsi in Champions tramite la Liga, ma nonostante la
pochezza dei mezzi a disposizione, sono pochi gli allenatori in grado di tirare
il meglio e vincere, con un organico non eccezionale a disposizione.
Unai Emery da allenatore ha vinto quattro Europa League,
stabilendo un record per la competizione, le vittorie in Francia; uno scudetto,
due Coppe di Francia, due Coppe di Lega francesi e due Supercoppe francesi, non
le considero, perché con il PSG vincerei anch’io, Emery non è un allenatore trascendentale e il
Villarreal è compatto nel suo semplice e funzionale 4-4-2.
Il Bayern ha provato come fanno
tutte con il Milan, a indirizzare la costruzione del gioco nell’imbuto
centrale, provando a costringere gli spagnoli a perdere palla al centro, dove è
più facile recuperarla e ripartire con transizioni più dirette e pericolose, Emery
la partita l’aveva preparata diversamente, quello che non accade al Milan,
sempre 4-2-3-1 e sempre il trequartista anche se non ce l’hai.
Emery sa leggere e preparare le partite, così ha messo in atto un’idea, “quella piccola differenza che fa la storia delle squadre e del tecnico”, come dice Impallomeni, ha aggirato la trappola di Nagelsmann e lo ha sorpreso con una mossa, che ha fatto la differenza per tutta la partita, ha fatto giocare le sue 2 punte larghissime, da ali, con i piedi sulla linea laterale, consentendo agli “esterni” di infilarsi nei corridoi centrali.
Schiera un inedito e quanto particolare 4-4-2
con le punte larghe invece che centrali, con gli attaccanti aperti che bloccano
i terzini, con gli esterni che vengono dentro e arrivano fino all’altezza dell’area
di rigore, come se fossero 2 falsi nove, senza dare punti di riferimento ai 2
centrali tedeschi, le uscite ordinate degli spagnoli contro la
pressione del Bayern, sono state uno dei temi dominanti della gara.
Una squadra insomma, capace di adattarsi a più situazioni
nei 90 minuti, dove all’interno si sviluppano tante piccole partite diverse, un
pregio straordinario, con questo non voglio dire che il Milan deve prendere
Emery, era solo per soffermarmi sulla “piattezza” di Pioli, che ha fatto
sicuramente bene, ma per me non è un allenatore che potrà conseguire questi
successi o almeno scudetto e ottimi piazzamenti in Champions, sperati dai
tifosi e desiderati dalla società.
Intanto con un
comunicato ufficiale, la FIGC ha dato il via, alla prima riunione del
tavolo permanente per le riforme del calcio italiano, dove partecipano tutte le
alte cariche federali, Gravina ha detto che è il tempo della responsabilità e
dell’azione e che tutte le componenti del calcio italiano sono chiamate a fare
un passo in avanti per il bene del movimento, speriamo che sia la volta buona e
che le cose non si arenino come sempre oppure vengono fatte ad personam.
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