Quindi giorni di quarantena e un paese quasi
paralizzato, non sono stati sufficienti per far ripartire il campionato il 3
maggio, ignoranza, superficialità, menzogne a fin di bene, una cosa mi pare
certa: la serie A tornerà a giocare, ma solo quando le condizioni sanitarie lo
permetteranno e non sarà una decisione delle società ma del governo e comunque tutto
dipenderà dal virus.
Mi rendo conto che il calcio e il suo indotto, rappresentano
una dimensione economiche importante e che più si va avanti e più sarà
difficile per tutti indistintamente, cercare di uscire da questa crisi, dove il
calcio non è la priorità, la priorità è la salute di tutti, in una ritrovata
compattezza e solidarietà si tornerà a giocare, ma non si sa quando, anch’io
preferirei finire in qualsiasi modo il campionato, per definire le classifiche,
ma ripartire a maggio sarà impossibile e quindi bisognerà ipotizzare altri
scenari.
Ci si può spingere sino a luglio, qualcuno dice
anche agosto, io penso invece ad una soluzione più rapida ed ugualmente
efficace, dobbiamo smetterla di essere bacchettoni e prendere atto (se pur con
notevole ritardo) della situazione reale e non continuare a mettere la polvere
sotto il tappeto, sarebbe sbagliatissimo per me invadere la prossima stagione, anche
perché c’è l’Europeo.
Quindi Spal e Brescia si facciano l’esame di
coscienza e accettino di buon grado di andare in serie B e smettiamola
veramente di continuare a parlare di Serie A a 22, questa enorme disgrazia può
essere l’occasione per operare una sorta di “stabilizzazione” in tutti i
comparti della nostra nuova vita, quando si riparte bisognerà fare un bel po’
di pulizia, specialmente morale, una bella rivoluzione pacifica, dove anche il
calcio deve essere considerato un importante settore produttivo del Paese e non
il pianeta di tanti ingordi privilegiati.
Rivoluzione! al termine dell'emergenza
Coronavirus sarà tutto diverso, cambierà tutto, sarebbe sbagliato provare a
mettere delle pezze in un Paese corrotto e iniquo, tantissime cose successe
adesso, sono frutto di liti per il potere (economico), di mancanza di
programmazione, di sperequazione, vogliamo continuare su questa strada o ci
fermiamo a riflettere un attimo e rivediamo tutto? partiamo quindi da una vera
e propria rivoluzione economica e culturale, ci rendiamo conto che stiamo
ancora provando a tappare le falle di calciopoli?
Cominciamo con portare a 18 le squadre in serie
A, andiamo a lavorare sui vivai, ma veramente però, abbassiamo le tasse per
tutti e facciamole pagare a tutti, in modo che nei momenti come questi abbiamo le
risorse per non dovere chiedere niente all’Europa, non facciamo fregare un’altra
volta, sblocchiamo i cantieri e blocchiamo la corruzione, diamo più potere di
spesa a tutti (se no non riparte nessuna economia) e cominciare a tagliare gli
stipendi e i privilegi, partendo proprio dai giocatori, non è un bel paese
quello dove le industrie chiudono e i calciatori si arricchiscono, operiamo una
revisione del modello attuale per l’innovazione e il rilancio.
Per quanto riguarda il Milan, qui la situazione è ancora più
complicata, perché il Milan la rivoluzione la vuole fare già da qualche anno, ma
non sa o non riesce a farla, quindi non ci resta che sperare che adesso magari
diventi tutto più facile, oppure saremo quelli che annasperanno di più, sembra
che al momento sia tutto fermo, ma io non ci credo, come dicevo più passa il
tempo e più si avvicina il momento delle scelte e Gazidis giuste o sbagliate,
ha un ventaglio di scelte a disposizione, che ogni giorno valuta e si orienta
una volta sull’una e una volta sull’altra.
Ribadisco comunque che il Milan come le altre del resto non sono
in uno stallo totale, il Milan al contrario delle altre ha una programmazione più
utopistica caso mai, fondata più sul profitto che sui risultati, l’unico
dirigente rimasto non avvezzo alle discussioni e quando lo fa, se lo fa, lo fa
in inglese, tutte queste questioni sul campionato, gli stipendi, le proroghe, servono
a Gazidis per darsi più tempo.
Rangnick non è saltato, bisognerà vedere quando se ne esce da
questa situazione e come se ne esce, intanto sugli stipendi la Juventus (sempre
attenta ai soldi) ha fatto da apripista e adesso la seguiranno tutte le altre,
pensate che Gazidis non abbia già parlato con gli agenti dei calciatori,
pensate che non hanno discusso anche con quelli in scadenza, visto che alla
ripresa del campionato potrebbero smettere di giocare con il Milan e andarsene
altrove? O non si stia provando a fare i conti per capire che tipo di impatto economico
avranno queste settimane senza introiti?
Il Milan come gli altri ha gli store chiusi, non ha incassi al
botteghino e possibilmente dovrà restituire parte degli incassi dei diritti tv o
conteggiarli con la prossima stagione, sponsorizzazioni già in ribasso e ferme
con la produzione, così come è difficile pensare di vendere la società o auspicare
l’ingresso di nuovi soci, Gazidis con tutto il suo staff di “procacciatori d’affari”
ci sta sicuramente lavorando, addirittura il team di economisti si sta
arricchendo del danese Rasmussen (dal Copenaghen).
Segno che il Milan non è in stallo, ma per mettere in atto il
programma, bisognerà superare le attuali vicissitudini, cercando di contenere meglio
possibile i danni e poi incrementare i ricavi quasi sicuramente con le cessioni,
visto che comunque sia ha l’obbligo di alzare i ricavi e abbassare i costi, in
soccorso potrebbe venirgli incontro proprio il coronavirus, perché di certo i
prezzi dei cartellini e gli ingaggi dei calciatori torneranno ad abbassarsi.