giovedì 26 marzo 2020

Ricadute economico-finanziarie incalcolabili.


Fermo il calcio giocato, non si ferma invece quello discusso e chiacchierato, giusto che al contrario del governo politico, almeno quello calcistico che fin qui non è stato all'altezza, non appena si potrà ripartire abbia un’idea di massima su cui lavorare e farsi trovare pronto, per non improvvisare come è successo prima, Uefa compreso, che non doveva sottovalutare la situazione e doveva imporsi come fa per il FPF, a testimonianza che alla fine tutto gira attorno al Dio denaro.
L’Uefa ha definito un piano per finire i campionati, ha stilato una tabella di marcia di sei settimane e mezzo per concluderli, un tour de force che avrebbe inizio i primi di giugno per sforare a metà luglio, giocando chiaramente la domenica e il mercoledì, da metà luglio in poi spazio alle coppe europee, presupponendo quindi in agosto e settembre la finestra di mercato estivo, perché non oso immaginare un mercato tra giugno e luglio mentre si gioca.
Giusto dare priorità alla chiusura dei campionati, ma non credo che possano partire i primi di giugno e di conseguenza finire entro il 15 luglio, perché non credo che saremo usciti da questa situazione prima del 15 luglio, così come con tutto quello che sta succedendo e che deve ancora succedere, non credo che ha decidere sarà il calcio che ha già fatto tanti danni, ma sarà il Governo, perché superato il picco del contagio e con la curva degli infettati in discesa, il pericolo “contagio di ritorno” è reale.
Noi non dobbiamo dimenticare che la Cina sta uscendo adesso dall'epidemia e non ha ancora ricominciato, come potremmo farlo noi che non abbiamo tratto nessun insegnamento dalla loro situazione “primate”, discutere, programmare, prepararsi è giusto, ma che nessuno si illuda, è ancora troppo presto, si possono fare solo delle ipotesi su cui lavorare e man mano modificarle in funzione dell’andamento del virus.
Io resto dall'idea di decidere su cosa fare di questo campionato nel caso in cui non si riesca a finirlo, e su questo in Lega Serie A non c'è un fronte comune, ci sono società forse più lungimiranti, che spingono a mio avviso giustamente per lo stop definitivo del torneo, inseguire chimere, mettere a repentaglio anche la prossima stagione, con gli europei da giocare lo trovo sbagliato, bisogna prendere coscienza dei fatti e decidere la formula.
Tagli degli stipendi? È la voce in uscita che più di tutte influisce sulla gestione ordinaria delle società ed è giusto discuterne, il presupposto da cui si parte è che se i calciatori non si allenano e non giocano non devono essere pagati, su questo non sono d’accordo perché hanno un contratto e se nel contratto questo non è previsto non c’è nulla da dire, sono d’accordo invece sul fatto che per mantenere in vita il calcio e certi privilegi, buon senso voglia che facciano come in Germania, riducendosi volontariamente una percentuale dello stipendio.
Diversa, ma enormemente diversa è la situazione in C e D, i “lavoratori” guadagno il giusto e non li puoi penalizzare, ma è pure vero che la maggior parte dei presidenti sono imprenditori che sono già in ginocchio con le loro imprese, in queste categorie ci potrebbe, anzi ci sarà una notevole riduzione di squadre e quindi di posti di lavoro, il governo dovrà con uno strumento legislativo sul tipo del sistema francese, la possibilità la disoccupazione parziale per tutti i dipendenti, calciatori compresi.
Dal punto di vista economico-finanziario, è fuori da ogni dubbio che ci saranno delle ripercussioni per moltissime società, in tante non avranno le risorse sufficienti per affrontare il mercato, le squadre che parteciperanno alle coppe, in base alle regole sul FPF, potranno chiedere alla Uefa di potere superare i limiti del pareggio di bilancio, per i gravi e imprevedibili fatti verificatisi e indipendenti dalla volontà delle società stesse.
Non voglio sembrare catastrofista, ma alla fine di questa immensa tragedia, bisognerà fare dei sacrifici enormi, fare ripartire l’economia sarà una cosa difficile e non sarà una cosa per poco tempo, non sarà una situazione esclusivamente italiana ma mondiale, dovremo ridimensionare tutto e tutti, per esempio Pallotta svenderà la Roma o non riuscirà più nemmeno a venderla? figuriamoci poi se Elliott riuscirà a vendere il Milan.
Adesso lo stadio a Milano si farà? Quanta gente contava e conta a maggior ragione su questa opportunità di lavoro, sarà una tragedia umana dalle ricadute economico-finanziarie incalcolabili, se non si riapriranno i cantieri, se le risorse non saranno indirizzate per far ripartire il PIL e non saranno controllate, torneremo a galla tra vent'anni, la costruzione dello stadio nuovo a San Siro subirà qualche ritardo (speriamo solo ritardo) e le condizioni economiche generali richiederanno particolari interventi per evitare il crac del sistema.

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