lunedì 30 marzo 2020

Niente sarà come prima.


Quindi giorni di quarantena e un paese quasi paralizzato, non sono stati sufficienti per far ripartire il campionato il 3 maggio, ignoranza, superficialità, menzogne a fin di bene, una cosa mi pare certa: la serie A tornerà a giocare, ma solo quando le condizioni sanitarie lo permetteranno e non sarà una decisione delle società ma del governo e comunque tutto dipenderà dal virus.
Mi rendo conto che il calcio e il suo indotto, rappresentano una dimensione economiche importante e che più si va avanti e più sarà difficile per tutti indistintamente, cercare di uscire da questa crisi, dove il calcio non è la priorità, la priorità è la salute di tutti, in una ritrovata compattezza e solidarietà si tornerà a giocare, ma non si sa quando, anch’io preferirei finire in qualsiasi modo il campionato, per definire le classifiche, ma ripartire a maggio sarà impossibile e quindi bisognerà ipotizzare altri scenari.
Ci si può spingere sino a luglio, qualcuno dice anche agosto, io penso invece ad una soluzione più rapida ed ugualmente efficace, dobbiamo smetterla di essere bacchettoni e prendere atto (se pur con notevole ritardo) della situazione reale e non continuare a mettere la polvere sotto il tappeto, sarebbe sbagliatissimo per me invadere la prossima stagione, anche perché c’è l’Europeo.
Quindi Spal e Brescia si facciano l’esame di coscienza e accettino di buon grado di andare in serie B e smettiamola veramente di continuare a parlare di Serie A a 22, questa enorme disgrazia può essere l’occasione per operare una sorta di “stabilizzazione” in tutti i comparti della nostra nuova vita, quando si riparte bisognerà fare un bel po’ di pulizia, specialmente morale, una bella rivoluzione pacifica, dove anche il calcio deve essere considerato un importante settore produttivo del Paese e non il pianeta di tanti ingordi privilegiati.
Rivoluzione! al termine dell'emergenza Coronavirus sarà tutto diverso, cambierà tutto, sarebbe sbagliato provare a mettere delle pezze in un Paese corrotto e iniquo, tantissime cose successe adesso, sono frutto di liti per il potere (economico), di mancanza di programmazione, di sperequazione, vogliamo continuare su questa strada o ci fermiamo a riflettere un attimo e rivediamo tutto? partiamo quindi da una vera e propria rivoluzione economica e culturale, ci rendiamo conto che stiamo ancora provando a tappare le falle di calciopoli?
Cominciamo con portare a 18 le squadre in serie A, andiamo a lavorare sui vivai, ma veramente però, abbassiamo le tasse per tutti e facciamole pagare a tutti, in modo che nei momenti come questi abbiamo le risorse per non dovere chiedere niente all’Europa, non facciamo fregare un’altra volta, sblocchiamo i cantieri e blocchiamo la corruzione, diamo più potere di spesa a tutti (se no non riparte nessuna economia) e cominciare a tagliare gli stipendi e i privilegi, partendo proprio dai giocatori, non è un bel paese quello dove le industrie chiudono e i calciatori si arricchiscono, operiamo una revisione del modello attuale per l’innovazione e il rilancio.
Per quanto riguarda il Milan, qui la situazione è ancora più complicata, perché il Milan la rivoluzione la vuole fare già da qualche anno, ma non sa o non riesce a farla, quindi non ci resta che sperare che adesso magari diventi tutto più facile, oppure saremo quelli che annasperanno di più, sembra che al momento sia tutto fermo, ma io non ci credo, come dicevo più passa il tempo e più si avvicina il momento delle scelte e Gazidis giuste o sbagliate, ha un ventaglio di scelte a disposizione, che ogni giorno valuta e si orienta una volta sull’una e una volta sull’altra.
Ribadisco comunque che il Milan come le altre del resto non sono in uno stallo totale, il Milan al contrario delle altre ha una programmazione più utopistica caso mai, fondata più sul profitto che sui risultati, l’unico dirigente rimasto non avvezzo alle discussioni e quando lo fa, se lo fa, lo fa in inglese, tutte queste questioni sul campionato, gli stipendi, le proroghe, servono a Gazidis per darsi più tempo.
Rangnick non è saltato, bisognerà vedere quando se ne esce da questa situazione e come se ne esce, intanto sugli stipendi la Juventus (sempre attenta ai soldi) ha fatto da apripista e adesso la seguiranno tutte le altre, pensate che Gazidis non abbia già parlato con gli agenti dei calciatori, pensate che non hanno discusso anche con quelli in scadenza, visto che alla ripresa del campionato potrebbero smettere di giocare con il Milan e andarsene altrove? O non si stia provando a fare i conti per capire che tipo di impatto economico avranno queste settimane senza introiti?
Il Milan come gli altri ha gli store chiusi, non ha incassi al botteghino e possibilmente dovrà restituire parte degli incassi dei diritti tv o conteggiarli con la prossima stagione, sponsorizzazioni già in ribasso e ferme con la produzione, così come è difficile pensare di vendere la società o auspicare l’ingresso di nuovi soci, Gazidis con tutto il suo staff di “procacciatori d’affari” ci sta sicuramente lavorando, addirittura il team di economisti si sta arricchendo del danese Rasmussen (dal Copenaghen).
Segno che il Milan non è in stallo, ma per mettere in atto il programma, bisognerà superare le attuali vicissitudini, cercando di contenere meglio possibile i danni e poi incrementare i ricavi quasi sicuramente con le cessioni, visto che comunque sia ha l’obbligo di alzare i ricavi e abbassare i costi, in soccorso potrebbe venirgli incontro proprio il coronavirus, perché di certo i prezzi dei cartellini e gli ingaggi dei calciatori torneranno ad abbassarsi.

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