sabato 23 febbraio 2019

Stavolta tutto bene.


Dopo l’importante vittoria nello scontro diretto contro l'Atalanta, il Milan apre un trittico di partite in cui deve assolutamente portare a casa i 9 punti in palio, prima di arrivare al derby con l'Inter, al di là della possibilità di superare i nerazzurri in classifica, il Milan non può permettersi adesso più che mai di lasciare punti con le piccole, per raggiungere l’obiettivo stagione della qualificazione alla prossima Champions League. 

Intanto 3 dei 9 punti, quelli con l’Empoli sono stati messi in cascina, a testimonianza che il Milan sta attraversando un ottimo momento di forma e adesso è tutta un’altra squadra, questo è un primo snodo cruciale che può indirizzare la stagione, il Milan deve cercare di fare gli altri 6 punti nelle prossime due gare, considerando che non esistono partite facili e che servirà la massima concentrazione e applicazione.

Bisogna sfruttare l'ottimo momento del Milan e il concomitante periodo precario di due delle concorrenti: Lazio e Atalanta, per fare passi avanti in classifica, contro l'Empoli nonostante l’imminente gara d’andata della semifinale di coppa Italia con la Lazio, Il Milan ha fatto bene quello che doveva fare, disputando una gara quasi perfetta in attenzione e concentrazione.

Si vede chiaramente che la situazione al Milan è cambiata e i risultati ne sono la conferma, tre vittorie di fila per 3 a 0 non sono come dicono a Roma, bruscolini, anche in una partita tra virgolette facile, il Milan ha faticato nel primo tempo, ma nella ripresa la manovra è stata più fluida, più veloce e sono arrivati tre gol, tre punti e un quarto posto più solido.

Sinceramente è un Milan trasformato rispetto a qualche mese fa, se vogliamo potrei anch’io ricredermi su Gattuso, al di là dell’avvento di Piatek e Paquetà, Gattuso mi sembra cresciuto, maturato, diciamo che commette meno cazzate ed è più spregiudicato, mi sembra abbia abbandonando alcuni suoi inspiegabili dogmi e speriamo non sia solo grazie al mercato di gennaio, che ha trovato certezze.


Come la stupefacente novità della partenza dal primo minuto di Andrea Conti, è innegabile che oggi scalzare Calabria non è cosa da niente, così come succederà a Biglia con Bakayokò, però anche se non ci sono più le coppe di mezzo, è giusto dare minuti a gente come Conti ed altri, poi un’altra piacevole novità sono i cross dalla sinistra di Rodríguez, in precedenza bloccato proprio dalle paure di Gattuso.

Stavolta tutto bene, Piątek un po' in ombra nel primo tempo, ma al 49°, al primo pallone perfetto in area, sbuca in anticipo sugli avversari, facendosi trovare pronto su un traversone basso di Çalhanoğlu e alla prima palla buona batte Drągowski, bene tutto, bene tutti, bene Castillejo e perfino Calhanoglu, a parte questi tre punti, il Milan in questa partita ha dato quelle certezze da squadra, da zona Champions.

Non pensiamo all'Inter che è a un punto (deve ancora giocare domenica a Firenze), pensiamo invece ora alla Lazio, si potrebbe proprio approfittare del momento migliore del Milan rispetto a quello opaco della Lazio, per provare a raggiungere un’altra finale di coppa Italia, magari (visto che non c’è la Juventus) da vincere.

Il ricordo va comunque ad una persona che è nato nel 1902 a Trieste, Nereo Rocco, morto nella sua città natale, il 20 febbraio 1979 all’età di 77 anni, personaggio vulcanico, Rocco ancora oggi, nonostante Liedholm, Sacchi, Capello e Ancelotti, resta il più grande allenatore del Milan, per la schiettezza e la semplicità dell’uomo soprattutto, ma anche per i tanti trofei vinti da allenatore.

Negli anni '40 smette la carriera da calciatore e intraprendere quella di allenatore, il Paròn (come veniva chiamato, dall’appellativo capo, in dialetto triestino), dopo avere girato diverse piazze calcistiche, è con il Milan che vince a ripetizione sia in campo nazionale che internazionale, portando i rossoneri alla prima storica vittoria in Coppa dei Campioni del 1963.

Fu lui l’inventore del catenaccio, cioè, una tattica fatta con una importante fase difensiva e con velocissimi contropiede, questa “tattica” ha avuto tantissimi seguaci soprattutto nel calcio italiano, Capello e Gattuso sono due di questi, in pratica ergeva un muro davanti la porta di Cudicini (sopranominato il ragno nero per le sue parate acrobatiche) e poi appena arrivava una respinta fuori dal muro, Rivera con i suoi lanci millimetrici, innestava Pierino Prati (detto la peste), che un po' come Piatek in contropiede non sbagliava mai.

Il 20 febbraio 2019 è stato il 40° anniversario dalla sua morte, l’indimenticato allenatore rossonero vive ancora nel suo mito, al Milan, nessuno ha vinto più trofei del Paron nella storia rossonera, dieci trofei in quindici anni.

Nessun commento:

Posta un commento