Dopo l’importante vittoria nello scontro
diretto contro l'Atalanta, il Milan apre un trittico di partite in cui deve assolutamente
portare a casa i 9 punti in palio, prima di arrivare al derby con l'Inter, al
di là della possibilità di superare i nerazzurri in classifica, il Milan non
può permettersi adesso più che mai di lasciare punti con le piccole, per
raggiungere l’obiettivo stagione della qualificazione alla prossima Champions
League.
Intanto 3 dei 9 punti, quelli con l’Empoli sono stati messi in cascina, a
testimonianza che il
Milan sta attraversando un ottimo momento di forma e adesso è tutta un’altra
squadra, questo è un primo snodo cruciale che può indirizzare la stagione, il
Milan deve cercare di fare gli altri 6 punti nelle prossime due gare, considerando
che non esistono partite facili e che servirà la massima concentrazione e
applicazione.
Bisogna
sfruttare l'ottimo momento del Milan e il concomitante periodo precario di due
delle concorrenti: Lazio e Atalanta, per fare passi avanti in classifica,
contro l'Empoli nonostante l’imminente gara d’andata della semifinale di coppa
Italia con la Lazio, Il Milan ha fatto bene quello che doveva fare, disputando
una gara quasi perfetta in attenzione e concentrazione.
Si vede chiaramente che la situazione al
Milan è cambiata e i risultati ne sono la conferma, tre vittorie di fila per 3
a 0 non sono come dicono a Roma, bruscolini, anche in una partita tra
virgolette facile, il Milan ha faticato nel primo tempo, ma nella ripresa la
manovra è stata più fluida, più veloce e sono arrivati tre gol, tre punti e un
quarto posto più solido.
Sinceramente è un Milan trasformato rispetto
a qualche mese fa, se vogliamo potrei anch’io ricredermi su Gattuso, al di là
dell’avvento di Piatek e Paquetà, Gattuso mi sembra cresciuto, maturato,
diciamo che commette meno cazzate ed è più spregiudicato, mi sembra abbia abbandonando
alcuni suoi inspiegabili dogmi e speriamo non sia solo grazie al mercato di
gennaio, che ha trovato certezze.
Come la stupefacente novità della partenza
dal primo minuto di Andrea Conti, è innegabile che oggi scalzare Calabria non è
cosa da niente, così come succederà a Biglia con Bakayokò, però anche se non ci
sono più le coppe di mezzo, è giusto dare minuti a gente come Conti ed altri, poi
un’altra piacevole novità sono i cross dalla sinistra di Rodríguez, in
precedenza bloccato proprio dalle paure di Gattuso.
Stavolta tutto bene, Piątek un po' in
ombra nel primo tempo, ma al 49°, al primo pallone perfetto in area, sbuca in anticipo
sugli avversari, facendosi trovare pronto su un traversone basso di Çalhanoğlu
e alla prima palla buona batte Drągowski, bene tutto, bene tutti, bene Castillejo
e perfino Calhanoglu, a parte questi tre punti, il Milan in questa partita ha dato
quelle certezze da squadra, da zona Champions.
Non pensiamo all'Inter che è a un punto
(deve ancora giocare domenica a Firenze), pensiamo invece ora alla Lazio, si
potrebbe proprio approfittare del momento migliore del Milan rispetto a quello
opaco della Lazio, per provare a raggiungere un’altra finale di coppa Italia,
magari (visto che non c’è la Juventus) da vincere.
Il ricordo va comunque ad una persona che è nato nel 1902 a
Trieste, Nereo Rocco, morto nella sua città natale, il 20 febbraio 1979 all’età
di 77 anni, personaggio vulcanico, Rocco ancora oggi, nonostante Liedholm,
Sacchi, Capello e Ancelotti, resta il più grande allenatore del Milan, per la
schiettezza e la semplicità dell’uomo soprattutto, ma anche per i tanti trofei
vinti da allenatore.
Negli anni '40 smette la carriera da calciatore e intraprendere
quella di allenatore, il Paròn (come veniva chiamato,
dall’appellativo capo, in dialetto triestino), dopo avere girato diverse piazze
calcistiche, è con il Milan che vince a ripetizione sia in campo nazionale che
internazionale, portando i rossoneri alla prima storica vittoria in Coppa dei
Campioni del 1963.
Fu lui l’inventore del catenaccio, cioè, una tattica fatta con una
importante fase difensiva e con velocissimi contropiede, questa “tattica” ha
avuto tantissimi seguaci soprattutto nel calcio italiano, Capello e Gattuso
sono due di questi, in pratica ergeva un muro davanti la porta di Cudicini (sopranominato
il ragno nero per le sue parate acrobatiche) e poi appena arrivava una respinta
fuori dal muro, Rivera con i suoi lanci millimetrici, innestava Pierino Prati
(detto la peste), che un po' come Piatek in contropiede non sbagliava mai.
Il 20 febbraio
2019 è stato il 40° anniversario dalla sua morte, l’indimenticato allenatore rossonero
vive ancora nel suo mito, al Milan, nessuno ha vinto più trofei del Paron nella
storia rossonera, dieci trofei in quindici anni.
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