mercoledì 18 maggio 2022

Pioli is on fire.

 

Era la serata di lunedì 7 ottobre 2019, quando Giampaolo è stato informato dell'esonero, la società rossonera ha deciso di sollevare l'allenatore dall'incarico e di affidare la squadra a Pioli, definendo con l'entourage dell’allenatore la parte contrattuale su base biennale, Giampaolo e il suo staff hanno abbandonato Milanello, tutti tranne il preparatore dei portieri Turci, che è rimasto nello staff di Pioli e ha continuato a lavorare con Donnarumma, visto l'ottimo feeling che si è creato con Gigio.

L'esperienza di Giampaolo si conclude dopo sette giornate di campionato, con tre vittorie e quattro sconfitte, ma non sono state i risultati in sé a determinare l’esonero, quanto la difficoltà palesata dalla squadra a esprimere un minimo di gioco decente.

Il candidato a sostituire Giampaolo già da qualche settimana era Spalletti, l’allenatore era legato ancora con l’Inter da un contratto di circa 5 milioni a stagione fino al 2021, Spalletti aveva detto subito sì al progetto tecnico del Milan e aveva avviato la trattativa per avere la buonuscita dall'Inter, che a maggior ragione che Spalletti passava ai rossoneri, non ha ceduto alla richiesta dell’allenatore, che a sua volta ha interrotto la trattativa, preferendo aspettare la scadenza del contratto, nonostante avesse già trovato l'accordo con il Milan, sulla base dello stesso ingaggio e della durata (due anni) di quello con l'Inter. 

Lo stop alla trattativa con Spalletti, ha aperto definitivamente la strada a Pioli, che era voluto restare in stand-by aspettando la chiamata del Milan e rifiutando con riserva le proposte di Sampdoria e Genoa, così il 9 ottobre 2019, Pioli diventa l’allenatore del Milan, contro lo scetticismo totale, io compreso che sono rimasto scettico fino alla settimana scorsa, quando mi ha dimostrato di essere veramente maturato e con un coraggio e una determinazione pazzesca, perché quel Milan valeva poco più di Genoa e Sampdoria, però la pressione era diversa ed enorme.

Pioli o Giampaolo erano la stessa cosa, due allenatori mediocri che non si erano mai consacrati, Pioli era un “traghettatore” in attesa che Spalletti sistemasse il suo contenzioso con l’Inter e nonostante Pioli fosse a conoscenza del suo ruolo, ha accettato lo stesso una sfida più grande di lui, destinato a fare la stessa fine di Giampaolo.

La contestazione sotto la sede del Milan è stata durissima, Gazidis addirittura al comunicato degli ultras "Spettacolo indegno", ha detto: "Capisco la loro frustrazione", mentre Pioli, incosciente o beffardo rispondeva: "Voglio un Milan spregiudicato e dobbiamo cercare di andare in Champions, Io dovrò essere bravo a far arrivare il prima possibile alla squadra le mie idee, di intensità e spregiudicatezza, vorrei far giocare un calcio che i ragazzi abbiamo il piacere di giocare, mi sento un insegnante e sono qui per far crescere i giocatori''.

Parole che allora sembravano quelle di un visionario, io facevo “un’acchianata” a Santa Rosalia padrona della mia città ogni giorno e così penso che anche l’intero popolo rossonero si sia rivolto al proprio santo protettore, per fare in modo che Spalletti rinunciasse alla buonuscita dell’Inter e firmasse il contratto per il Milan, mentre Boban incazzato per l’esonero di Giampaolo a sua insaputa diceva: "Con Pioli avremo un gioco migliore", sapendo che peggio di Giampaolo non si poteva fare.

L’avventura di Pioli con il Milan comincia con la contestazione dei tifosi su Twitter con l'hashtag #PioliOut e prosegue con le parole di Gazidis: “stiamo intraprendendo un viaggio che non è facile, stiamo lavorando con dedizione, abbiamo ereditato un club sull’orlo della banca rotta, quindi la strada per tornare in alto sarà lunga e tortuosa, faremo degli errori, ma siamo determinati perché vogliamo che il Milan ritorni ad essere grande come in passato, vogliamo porre delle fondamenta solide per riportare la società a competere con i più grandi club europei".

Sapeva tanto di presa per i fondelli e invece oggi è la verità, la verità di Gazidis e la verità di Pioli, ma ancor di più sembrava una presa per i fondelli, la cessione del Milan da parte di Berlusconi, Pioli era considerato da tutti un "traghettatore" con un passato fallimentare e sarebbe stato così se Ibra sensibile al richiamo del Milan, non avesse rifiutato di andare a Napoli da Gattuso, che lo avrebbe voluto già l’anno prima al Milan e invece fosse tornato a Milanello, Zlatan ha fatto grande il Milan di Elliott, Maldini, Gazidis e Pioli, che da: #PioliOut, è diventato Pioli is on fire.

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