venerdì 9 giugno 2023

Siamo sicuri che RedBird ha la stessa voglia di crescere che abbiano noi?

Io mi stavo appassionando molto a questo nuovo ciclo con Cardinale, pensavo che con RedBird diversamente da Elliott, avesse più una mentalità sportiva che imprenditoriale e che con lui specie dopo avere vinto lo scudetto, avremmo potuto riprenderci quel posto in Europa e nel mondo che ci spetta di diritto e per il quale Berlusconi ci ha speso una marea di soldi e gente come Maldini, ci ha messo passione e sudore.

L’esonero di Maldini non è la rivoluzione in casa Milan, così come ce la vogliono presentare, sono rimasti tutti al loro posto e l’unico che si è dovuto togliere dalle scatole è stato Maldini, perché Massara è stato “eliminato” a rimorchio, gli altri, Moncada, Furlani e Pioli il “volpino”, sono rimasti al loro posto, aumentando caso le loro responsabilità e il loro ego, sì il “volpino” Pioli, perché basta leggere il comunicato del Milan e si capisce subito in maniera chiara, chi è stato s fare fuori Maldini.

Quello che non capisco o per lo meno, io capisco tutto, sono loro caso mai che non capiscono e che nascondono i veri motivi sul licenziamento di Maldini, perché Cardinale non ha ben chiaro cosa significa Maldini nel Milan, ma quello che mi stravolge non è la scelta di Cardinale, che pensa solo ai dollari ed è convinto del moneyball, ma mi sconvolge Pioli, che per mantenere il posto, si è venduto alla legge del business, scaricando su Maldini tutti i suoi limiti tecnico-tattici e temperamentali.

Quello che mi sconcerta è l’idea di un Milan, tenuto in vita solo per fare soldi e con la squadra che arranca a metà classifica, con lo stadio nuovo semivuoto come ai tempi del cinese e che lotta per salvarsi, il solo pensiero di quei tempi bui mi sale la rabbia, io credo che non abbiamo fatto un grande affare a licenziare Maldini, ma non perché è Maldini (pure), ma perché abbiamo criticato per anni la Roma di Pallotta e anche dei Friedkin, anche loro sono americani, ma sia l’uno che l’altro, si sono avvalsi del direttore sportivo.

Cardinale per me non sta facendo il bene del Milan e dei milanisti, ma solo il suo, quando c’era il Milan derelitto preso da Elliott, la mossa per il rilancio della società e della squadra, a parte Gazidis, è stata quella di prendere, prima Leonardo e Maldini e poi Boban con Maldini, il rilancio è partito da loro e poi è proseguito con Ibra.

Molti giocatori sono venuti a Milano solo per Maldini, come garanzia di serietà del progetto e ora ci sono giocatori che avrebbero voglia di andare via, quindi non è vero che si può fare a meno di lui, da quando è tornato al Milan nel 2018, i rossoneri piano piano sono tornati a essere affidabile, grazie alla sua esperienza, alla sua intelligenza e al suo carisma.

Ha sempre fatto da collante tra la società e la parte tecnica, tanto che questa assenza non può essere sottovalutata e sostituita con le statistiche, come può un algoritmo proteggere Pioli dai suoi calciatori, nei momenti di difficoltà e a maggior ragione adesso, dopo che ha trattato alcuni di loro con sufficienza e scarsa considerazione, esclusi i suoi pupilli.

Maldini aveva preso un impegno con i tifosi e oltre che con loro, aveva una grande responsabilità di garanzia del progetto, anche con i calciatori, dall'altra parte non c'era la stessa voglia di crescere sportivamente, ma di vivere alla giornata e fare soldi, per questo sono disgustato e dispiaciuto, mi auguro di no, ma credo che torneranno i momenti difficili, sia sul piano dei risultati, sia sul piano del rilancio internazionale e di conseguenza con i calciatori, per convincerli a scegliere il Milan, visto che non lo possono fare nemmeno con i soldi.


La crisi di gioco e di risultati di febbraio e il conseguente confronto aspro con Pioli, le sollecitazioni vibranti sul cambio del modulo, dell’utilizzo dei calciatori scelti in estate e la decisione respinta da RedBird di sostituire Pioli con un altro allenatore, hanno portato alla risoluzione del 5 giugno, la proprietà non ha gradito il tentativo di metterla con le spalle al muro, per ottenere maggiori investimenti, cosa che il 30 giugno dello scorso anno, era stata accordata, salvo a rimangiarsi tutto qualche giorno dopo.

A noi tifosi non interessa Maldini, interessa il format aziendale del calcio sostenibile e non chiediamo di cambiare rotta, ma di investire di più perché sono stati aumentati gli utili, perché che piaccia o no, è la pura e semplice verità che non siamo strutturati per competere sui due fronti, perché è sotto gli occhi di tutti che questa squadra è stata spremuta ed è arrivata a fine ciclo, occorrono investimenti importanti, per dare qualità di livello ancora più alto.

Maldini lo aveva chiesto lo scorso anno in occasione dello scudetto: “Oltre alla piena autonomia sul mercato, servono anche tre acquisti di un certo pregio”, i tre acquisti non sono arrivati (Botman, Renato Sanches ecc.) e nemmeno dopo i 130 milioni incassati dalla Champions, sono stati rispettati i patti e sono arrivati soli 35 milioni, con 10 calciatori da cambiare, grazie a Pioli che non è stato capace di far crescere nessuno e peggiorando alcuni giocatori già in rosa.

Pioli non è riuscito a portare nessun primavera in prima squadra ed è questo il calcio sostenibile del grande coach, serve e bisogna acquistare un bomber da 70/80 milioni, secondo quelli che sono i desideri del coach, se non ci fosse stato lo scudetto, la festa dei tifosi, Gordon Singer e il cambio di proprietà, Maldini sarebbe stato liquidato già un anno fa.

Con o senza Maldini, con gli algoritmi o con Furlan, con il coach Pioli o con moneyball, servono almeno 5/6 giocatori di livello, davanti serve un attaccante forte e un esterno destro, un paio di centrocampisti e qualcuno per la panchina, ma devono essere di livello alto, svincolati ma con ingaggi importanti, per competere in campionato e in Champions.

Certo, saranno il tempo e i risultati a dare ragione a Cardinale o a Maldini, a me dispiace perché in questi quattro anni, Maldini ha dimostrato di poter costruire una squadra, che poteva tornare ai fasti di un tempo, può capitare di fare degli errori, ma il resoconto è positivo. 

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