In questi giorni che Cardinale passerà a Milano, non
sarà qua solo per il derby, ma principalmente per scegliere il successore di
Pioli, Furlani porterà le sue candidature e Ibrahimovic le sue, perché i due
hanno idee tecniche diverse, l'identikit dell'allenatore che Cardinale ha
disegnato per il Milan, deve essere: “un profilo internazionale,
aziendalista, un profilo che sposi la filosofia del Milan di investire sui
giovani, deve essere un allenatore moderno e che sappia lavorare con i giovani
(Gasperini).
Che non abbia una comunicazione troppo aggressiva, forse
questo taglia fuori Gasperini, però penso che sia difficile trovare un
allenatore che racchiuda tutte queste peculiarità, certo, si tratta di andare
al Milan, ma poi bisognerà capire, se queste promesse di luna di miele,
verranno mantenute nel corso della vita del contratto, da una parte e
dall’altra.
Serve un allenatore che porti freschezza, ridia motivazioni e che conosca
la gestione del doppio impegno settimanale, che sia capace di esprimere un bel
gioco e di rendere il Milan nuovamente competitivo, quello però che sembra
evidente, è che non sarà un allenatore italiano e sarà quasi una scommessa.
Dell’ultimo sciagurato derby di Pioli non ne voglio parlare, partita
nervosa con vergognoso finale, ancora una volta piena di errori singoli e di scelte
di formazione, una squadra allo sbando, senza schemi e con un confuso
arrembaggio finale, poi le dichiarazioni a fine partita di Pioli e Furlani (il
gatto e la volpe) sono state vomitevoli, spero che Cardinale capisca a chi si è
affidato calcisticamente e provveda in fretta, non posso più sentire che però
Pioli ha fatto un buon lavoro.
Ha fatto bene fino allo scudetto e poi è stato sopraffatto dalla sua
presunzione, prima del derby ho visto il Bologna e ho visto un Saelemaekers trasformato,
in un calciatore eccezionale e se penso anche a De Ketelaere o a Maldini,
che lontano dalle cure di Pioli sono diventati altri calciatori, rispetto a
quelli che Pioli stava rovinando al Milan, mi chiedo come mai c’è ancora gente
(Pioli e Furlani per primi) che spera in una riconferma del tecnico e poi non
capisco perché cedere questi giocatori per fare dispetto a Paolo, invece di
provare a migliorarli.
Sinceramente non so se oggi è il caso di riportarli a Milanello, invece di
andare in giro a prendere altri Musah, che magari sono buoni, ma che con Pioli
non riescono a dare il meglio, Gabbia è un’altra prova lampante, che lontano da
Pioli è cresciuto e se vogliano anche Calhanoglu, che nel Milan ha avuto il suo
unico momento di difficoltà, forse anche Leao con un altro allenatore darebbe
quello che fino ad ora non ha dato, quindi basta, che se ne facciano una
ragione e proviamo a vedere come va con un altro.
Con un allenatore che abbia già un percorso in Europa e che abbia ben
figurato nelle coppe (Gasperini, Sarri, Conceicao), sul fatto che non dovrà
essere un accentratore non ci saranno problemi, perché al Milan non ti fanno
fare nemmeno l’allenatore, ci pensa a tutto Furlani, non deve essere un
allenatore che recrimina sulle operazioni di mercato, visto che non è lui a
dare le indicazioni, non è giusto che recrimini, allora Sarri e Conte non vanno
bene.
Si pensa ad un allenatore che condivida le scelte con la dirigenza, la preparazione atletica/fisica, la tattica e il calciomercato, praticamente una macchina, che Furlani programma a suo piacere, deve essere un allenatore privo di emozioni e di sentimenti, un algoritmo in sostanza, quindi, per forza di cose, sono stati esclusi quasi tutti, da Conte a Sarri.
Thiago Motta andrà alla Juventus, Xavi resta al Barcellona e quindi si
cerca un “prestanome” per fare divertire Furlani a fare l’allenatore o meglio,
il direttore tecnico, in pratica uno che allena la squadra secondo le sue
indicazioni e poi lui la domenica mette in campo la squadra e gli indica le
sostituzioni, Lopetegui durante i colloqui lo ha capito tutto questo e ha
preferito andare al West Ham, stesso discorso per Emery che non è un
pupazzo ed è rimasto all’Aston Villa, con questi presupposti non si riuscirà
mai ad aprire un ciclo vincete.
Come dice
Braida: "Bisogna accettare i verdetti. Poi ripartire, progettare,
lavorare. Hanno scaricato tutte le colpe sull'allenatore, che qualche colpa la
ha sicuramente ma è servito da capro espiatorio delle manchevolezze di tutti.
Invece si è deciso di sparare contro il tecnico. Nella vita bisogna avere il
coraggio di ammettere i propri errori, poi ricominciare in maniera
positiva".
L’organigramma
del Milan deve accettare che non è competente per le mansioni che svolgono (il
coraggio di ammettere i propri errori), deve capire che l’allenatore oggi è
fondamentale e che deve essere al centro del progetto, non un automa, io lo
sapevo fin da subito che si sarebbe preso tutti i meriti, qualora ce ne fossero
stati e avrebbe scaricato tutte le colpe sulle spalle larghe del “Coach”, capro
espiatorio già all’indomani che hanno dato il ben servito a Maldini, che non ha
voluto farsi manovrare.
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