Credo che sia importante partire con il piede
giusto, che sia Tare o Paratici, da che mondo e mondo le squadre si fanno tra
marzo e aprile, a giugno si firmano e si depositano i contratti e si aggiunge
qualcosa che non si è potuta fare prima, specialmente in questo periodo si
sceglie l’allenatore e si comincia a stendere il piano di rafforzamento,
secondo gli obiettivi da raggiungere e le richieste del tecnico.
Per la panchina punterei anche qui
su un italiano, i risultati migliori il Milan li ha ottenuti con Sacchi,
Capello e Ancelotti, tutti italiani e con poche esperienze alle spalle, ma di
grandi prospettive, così come è stato Conte alla Juventus, quindi, partendo da
questi presupposti e togliendo Conte che ce lo siamo fatti scappare (almeno per
quest’anno), si potrebbe aprire un ciclo con De Zerbi, con Fabregas, anche se
questo non è italiano, ma ha già dimostrato di potere fare bene in Italia.
Poi io non vedrei per niente male
Sarri, solo che lui non si sposa bene, né con Paratici e né con Tare, un altro
potrebbe essere Baroni, allenatore su cui io ho sempre creduto, ma
difficilmente Lotito lo lascerà andare, penso comunque che una soluzione seria
e definitiva si possa trovare, senza escludere Allegri, che a me non piace e perché
no Gasperini, poi approfittando della “rivoluzione tecnica”, serve uno bello
zoccolo duro di giocatori italiani.
La sconfitta
di Bologna prima e con la Lazio poi, hanno azzerato le speranze Champions, il
quarto posto è passato da sogno a utopia, sono troppi i punti di distanza per
una squadra che ha dimostrato di essere tanto discontinua quando fragile, le
strade del Milan e di Conceicao si separeranno, anche se non è da escludere che
possano farlo anche prima del previsto, dopo Bologna il tecnico rossonero si è
sfogato, diciamo ha messo le mani avanti e la società è rimasta in silenzio a
riflette.
Qualsiasi sia la riflessione, serve un'altra rivoluzione, con più italiani e
con più milanisti, servono più Maldini, più Tassotti, più Boban e più Abate, Gimenez è il
centravanti che serviva, è giovane e per me vale la pena ripartire da lui, ha
il gol nel sangue, però necessita di un gioco e di compagni che lo servono
continuamente dentro l’area.
Lui è un uomo d’area e gli uomini d’area vanno serviti bene, vero è che poi
alla fine Leao risulta il miglior assist man del Milan, ma io preferisco
per esempio uno come Zaccagni, uno che sia dotato di buona tecnica e visione di gioco, che fa del
dribbling e del cross i suoi punti di forza, dinamico e che si distingue sia
per l'aiuto che fornisce in fase difensiva, che per l'ordine con cui gioca e
per le scelte che compie in campo, forte negli inserimenti e nei movimenti
senza palla e abile nell'impostazione della manovra.
Uno così a sinistra e uno a destra, che siano più al servizio di
Gimenez e non viceversa, visto che in queste poche partite del messicano, è
stato lui a fare gli assist per gli altri, degli attaccanti esterni che segnino
di più e che facciano veramente la differenza, come la Pulisic per esempio,
quindi niente più equivoci tattici come Felix e Leao, niente più centrocampo a
due e niente più gente senza fame come Leao, Hernandez e Maignan.
Intanto bisogna scegliere il direttore sportivo, per fare una
tregua con i tifosi e fare partire la rivoluzione, il clima è pesantissimo e non si possono
ricommettere i gravi errori di programmazione, che sono stati commessi la
scorsa estate, quando con moltissima presunzione si sono sottovalutati troppi
aspetti, come un Ds, che dovrà avere ampia libertà di manovra.
Se ci saranno interferenze nella scelta dell’allenatore e nel mercato,
allora non cambierà niente, il Milan deve consegnare la parte tecnica al nuovo
dirigente e lasciarlo lavorare, supportandolo nelle scelte, sarà
importantissimo scegliere l’allenatore giusto per poter ripartire, tra i
giocatori chi non è più convinto di rimanere deve andare via, serve gente
motivata, molti sono a fine ciclo e serve prendere una decisione importante.
Allenatore e Ds dovranno decidere in armonia su dove intervenire e su chi prendere per rinforzare i reparti, in base al modulo e alla filosofia di gioco che vuole proporre il tecnico e non il contrario, che è stato adattato l’allenatore al mercato fatto dai dirigenti.
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